Nell’ambito del sesto incontro del ciclo “minoranze linguistiche del Molise” si è svolto il 31 gennaio presso Casa Museo Stephanus a Termoli lo scrittore Carmine Abate ha presentato del suo nuovo romanzo “Un Paese Felice”.
A seguito degli iniziali interventi da parte dei rappresentanti delle amministrazioni comunali di Ururi, Montecilfone, Campomarino e Portocannone, Abate ha subito chiarito di avere a cuore la lingua arbëreshë e di riportarla spesso nei suoi romanzi con frasi o parole, così come spesso li ambienta nella sua amata Calabria. Anche il suo ultimo lavoro nasce in quelle terre, in particolare è la storia di una comunità che lotta per non permettere la distruzione della propria terra, mentre ne racconta la bellezza, il profumo d’agrumi e la tranquillità.
Questa vicenda, realmente accaduta, ha luogo ad Eranova, un piccolo paese sul mare della bassa Calabria che da qualche decennio è rimasto solo un ricordo. Le case e tutto il suo territorio ricco di agrumeti e ulivi fu raso al suolo alla fine degli anni 70 per costruire un polo siderurgico, progetto che però mai verrà realizzato. Su questo triste caso dimenticato e nascosto dalla cattiva coscienza, si sviluppa il romanzo presentato nella giornata di ieri.
Un avvincente ed emozionante racconto che descrive in parole semplici l’amore per la propria terra, che Carmine Abate sempre restituisce nei suoi racconti a memoria del proprio paese che fu costretto a lasciare da giovane per la mancanza di una prospettiva futura, come spesso accade a molti giovani nati in piccole realtà come la nostra.
Chi parte, anche se lo fa con rammarico, ha sempre però un posto dove tornare, non è così per gli abitanti di Eranova. Alla sinistra dello scrittore siede Rossella de Rosa, segretaria esecutiva di Fidapa per la sezione di Termoli. De Rosa accompagna Abate nell’esposizione del suo libro facendo domande ed osservazioni da cui scaturiscono alcune informazioni più dettagliate del romanzo: l’autore racconta come si è creata l’urgenza di scrivere di questo evento. In occasione di un viaggio in quelle zone per la stesura di un altro dei suoi lavori è venuto a conoscenza di questa storia e ha trovato curioso che niente di tutto ciò fosse riportato in rete o sui libri, quasi nemmeno più l’esistenza di Eranova.
Da lì le fonti che ha raccolto sono state per lo più orali, dai vecchi abitanti del luogo che avevano voglia di far rivivere la propria storia di resistenza a discapito di chi ne aveva infangato la memoria. Abate fa riferimento ad un cortometraggio di Pier Paolo Pasolini quando spiega di aver reso i suoi personaggi non solo innocenti ma coscienti davanti all’ingiustizia, e quindi combattivi.
La presentazione si è chiusa con la spiegazione del titolo: perché Eranova era un paese felice? Perché era un paese giovane, creato a fine ‘800 per poter costruire case in muratura, ciò non era infatti sempre permesso dai marchesi per evitare l’emancipazione del popolo. Quindi un paese popolato quasi interamente da giovani e dove nessun morto era ancora stato pianto.
Celeste Mancini