Un’infezione, meglio indentificata come encefalite virale, ha colpito S.E. Mons. Angelo Spina che, dalla tarda serata del 7 ottobre 2023, è ricoverato presso l’ospedale della Città di Ancona de le “Torrette”. Le sue condizioni sono stabili ma destano preoccupazione nell’intera diocesi di Ancora, in tutti noi molisani. Con la sua solita ironia si è fatto sentire: “Ho bisogno anch’io di riposo vacanziero”.
Queste parole rivolte ad amici e parenti ed al suo gregge, hanno smorzato non poco l’angoscia che ha prevaricato nei cuori di tutti noi. L’encefalite virale è un’infiammazione del cervello, spesso scatenata da un virus, che causa sintomi simili a quelli di un’influenza, ma che in alcuni casi può avere conseguenze molto più gravi. Per evitarle sono importanti una diagnosi precoce e un trattamento tempestivo delle sue cause.
Da giorni S.E., per noi molisani, Don Angelo, non reagiva bene alle giornate faticose che una arcidiocesi quale quella di Ancona determina. I suoi malori lo hanno allontanato da molte manifestazioni e incontri sino a costringerlo, nella tarda serata del 7 ottobre, al ricovero d’urgenza. Immediatamente però, la sua voce è rimbalzata nelle memorie dei telefoni di amici e persone ad egli care e l’angoscia maturata dalla notizia, ha leggermente arretrata la sua pungolatura dei cuori di chi da sempre vuol bene al pastore di origini molisane, natio di Colle d’Anchise, fattosi strada partendo da San Polo, Campochiaro, Bojano per arrivare al vicariato in quel di Campobasso e spiccare il volo con la nomina a Vescovo di Sulmona-Valva.
L’approdo a Ancona, una città difficile, arrivando dal mare, ebbe immediatamente a suggellare l’affetto del popolo marchigiano tanto da tornare a riempire le chiese e seguirlo senza sosta nei suoi innumerevoli spostamenti. Non ultimo quello in Amazzonia del gennaio scorso. S.E. Mons. Spina ha lasciato il segno ovunque sia stato il suo mandato da pastore e questa condizione non esaurisce i ricordi e gli affetti. Il suo costante incontro con la sua gente del Molise è quel cordone che da gente “cafona” – legata con la fune – offre garanzia di opportuno indissolubile legame, lo ha reso sempre più cittadino ed amico senza tempo e senza dogmi riverenzialmente dettati dal suo stato di Alto Prelato.
Nell’omelia Bojanese, come di consueto nel giorno del santo Patrono San Bartolomeo Apostolo, la sua fatica era evidente ma le sue parole e la magia del suo sorriso ebbero ad infondere quella trasparente voglia di partecipazione, in ogni sua forma, in ogni sua determinante voglia di incontro. Sono passati solo pochi giorni da quell’incontro e nella convinzione che presto ancora riaccada senza fronzoli e piaggerie, nell’unico modo possibile per i credenti, cioè la preghiera, e per i non credenti, il pensiero del rispetto e dell’amicizia, auguriamo al ns Don Angelo un ritorno al passato ed a quelle lunghe passeggiate nelle piazze matesine che, pur se lontane, sono rimaste solcate nei suoi e nei nostri passi. Auguri Don!
Maurizio Varriano