Ma bisogna crederci e soprattutto bisogna credere che risolvere il problema di un altro può condurre al benessere di tutti e due, o per meglio dire di tutti e tre, se questa riflessione la spostiamo in maniera proficua sulle “tre sorelle” degli Altopiani, Pescocostanzo, Rivisondoli e Roccaraso, che camminano lo stesso percorso di ospitalità turistica ignorandosi a vicenda, come se l’esclusione di una o dell’altra dal proprio cammino generasse un plurimo beneficio a sé stessa.
Riflessione questa che compio quasi giornalmente vagando con la mente, spesso con le gambe, sulle strade, ciclabili e sentieri del territorio dove abito.
Mi appare scollato, tanti pezzi di stoffa pregiata ritagliati, a volte cuciti per bene, ma non a sufficienza o per niente con gli altri e così, quello che dovrebbe costituire un vestito che potrebbe ben competere in termini di importanza, vestibilità e comodità per il turista con uno dei migliori confezionati da uno qualsiasi dei più noti sarti di comprensori turistici meglio attrezzati, resta disperso su un tavolo da lavoro, in un armadio o cassettone che si voglia e manca solo qualche pillola di naftalina per ricordarci che così facendo la nostra attività di ospitalità, quella migliore possibile è relegata nell’oblio, fatto di superficialità, campanilismo, apatia, oserei dire quasi disprezzo per ciò che compie la località vicina.
Direte voi: ma che stai dicendo? Dove vuoi arrivare? Tirala fuori presto un’altra delle tue e vediamo dove sei andato a finire questa volta. Presto detto, non mi smentisco.
Qualche giorno fa, su invito Web del Sindaco di Pescocostanzo, ho guardato la trasmissione Buongiorno Regione di RAI3 Abruzzo, con un bel e significativo servizio in diretta dal suo caratteristico paese e l’argomento principe è stata la rivelazione della Chiesa del Suffragio, adiacente alla Basilica, apparsa con le luci mattutine più bella che mai, e alcune Pale ivi conservate hanno dimostrato, se mai ce ne fosse bisogno, quale scrigno di opere d’arte costituisce Pescocostanzo. Non si finisce mai di ammirarla, di apprezzarla e di rimanere sinceramente a bocca aperta.
La chiesa è custodita dalla Confraternita locale, che tanto si adopera nell’attività di conservazione delle sue preziosità, ma anche di quelle cerimonie e protocolli religiosi tramandati da quasi quattro secoli. La Confraternita non è costituita da un numero circoscritto di cittadini, bensì da tutta la comunità pescolana, uomini e donne, l’unica in paese e perciò su quella chiesa si riversano tutti i diritti della comunità pescolana.
A corredo di tanta bellezza e delle illuminanti parole di Luigi Sette e del Priore della Confraternita è emersa l’improrogabile necessità di restauro di alcune tele magistralmente dipinte alcuni secoli fa. Si è invocata la partecipazione a raccogliere fondi per intervenire presto e bene.
Questa mi sembra opera improba, perché quantunque in molti possano dare un certo contributo non credo si riuscirebbe a raccogliere un fondo adeguato per assolvere all’intento prefissato. In precedenza e per il restauro di un’altra magnifica Pala custodita nella chiesa di Gesù e Maria, dal nome Immacolata Concezione, con l’intervento di importanti istituzioni private e famiglie benestanti, furono messi a disposizione circa centomila euro; una bella cifra, credo ben lungi dai pur graditi oboli di tante persone. Mi sbaglierò, ma il mio intento è un altro.
Una comunità allargata, quale dovrebbe essere quella costituita dagli abitanti dei tre comuni degli altopiani, in questo caso, come in ogni altro caso utile a sviluppare l’attività di ospitalità turistica, che deve necessariamente contemplare la conservazione nel tempo e l’esposizione delle tante opere d’arte che Pescocostanzo ha avuto la fortuna di veder salvate dalle orde tedesche attestate qui, sulla linea Gustav, dovrebbe intervenire all’unisono con le proprie amministrazioni comunali per richiedere tutti quei fondi che esistono e sono a disposizione per interventi del genere.
Non si possono solo chiedere e, perché no giustamente, ottenere fondi per lo sviluppo dell’attività impiantistica al servizio dello sci, fonte primaria di sostentamento dell’economia turistica, dimenticandosi poi che a fronte di soli quattro mesi invernali ce ne sono altri otto in cui questa langue e in effetti si riduce a una ventina di giorni di agosto. Se poi si riflette sul fatto che la caduta della neve sta diventando un problema serio, allora lo sguardo e l’impegno su tutto il resto è più che doveroso.
Ognuno di noi dovrebbe pensare nella misura in cui il patrimonio sciistico e le preziosità di Pescocostanzo, ma anche ogni altro bene o attività esistente su questo territorio non appartengono ad un singolo comune, ma a tutti e tre.
Quante potenziali attività si potrebbero sviluppare in maniera esemplare e remunerativa, ma ognuno va per sé e spesso va anche male o non va per niente. P
artecipare a bandi di gara per accedere ai vari fondi messi a disposizione ed avere successo, è risaputo, acquista valore solo se un determinato territorio si presenta unito e perciò convincente. E la nostra forza non può che essere espressa all’insegna di Altopiani Maggiori d’Abruzzo, Pescocostanzo Roccaraso e Rivisondoli: sogno o utopia?
Ugo Del Castello