La Federazione Nazionale Pro Natura ha segnalato al Ministero dell’Ambiente e Sviluppo Economico, la propria contrarietà all’Impianto di Generazione e Pompaggio denominato Pizzone 2, presentato da ENEL S.P.A al Ministero stesso.
Stesse motivazioni negative sono stati espresse dal Parco Nazionale d’Abruzzo Lazio e Molise, dal momento che il progetto ricadrebbe ai suoi confini e nelle aree di pre-parco, oltre che all’interno delle aree ricadenti nella Rete Natura 2000.
Il Progetto Pizzone 2 prevede la modifica e il potenziamento della centrale all’aperto denominta Pizzone tramite il riutilizzo dei due invasi ubicati in Montagna Spaccata e a Castel San Vincenzo, con imponenti opere di scavo e conseguente profonda, diffusa e permanente alterazione del territorio. Oltre agli impatti profondi con la struttura geologica, geomorfologica, idrologica e pedologica, si possono ipotizzare effetti negativi anche per le componenti biocenotiche presenti. Gli stessi tempi di realizzazione dell’intero progetto appaiono, già in fase progettuale, estremamente prolungati e dunque con un impatto già in fase di lavorazione che si assommerà alle alterazioni dovute alle opere concluse.
La Federazione Nazionale Pro Natura rileva inoltre l’assenza di analisi sui consumi e le esigenze energetiche del territorio, mentre l’enfasi viene posta sull’aspetto “strategico”, in sintesi sulle richieste energetiche dei territori urbani lontani dall’area oggetto di impatto, assecondando una logica destinata a incrementare la richiesta di energia, sacrificando risorse ambientali, sociali ed economiche delle aree marginali e interne.
Tra la documentazione messa a disposizione, comprendente un dettagliato computo metrico, il valore dell’ingente mole di materiali e mezzi tecnici utilizzati nella realizzazione dell’opera, il progetto trascura il calcolo del consumo energetico di tale realizzazione. Una tale carenza impedisce la valutazione dell’efficienza energetica di un progetto che drena ingenti finanziamenti da risorse pubbliche che, al contrario, dovrebbero essere destinate a migliorare l’impatto climatico della produzione di energia, senza depauperare risorse ambientali limitate e preziose.
A parere della Federazione la Valutazioni di Incidenza Ambientale, prevista dalla normativa per le aree della Rete Natura 2000 e per un’opera di così imponenti dimensioni, avrebbe richiesto ben altro livello di approfondimento naturalistico rispetto a quella presentata.
In aggiunta, la collocazione in aree limitrofe ad uno dei parchi nazionali più significativi e importanti d’Italia con oltre 100 anni di storia, avrebbe dovuto accrescere le misure cautelative e conseguentemente condurre ad una valutazione negativa sulla opportunità di una simile ubicazione.
Oltre ad una valutazione molto più attenta e approfondita delle ripercussioni ambientali che un’opera di questo genere avrebbe richiesto, non secondariamente, si sarebbero dovute valutare le ricadute economiche e di immagine che l’intera area del Parco e l’intera Regione, qualora l’opera venisse realizzata, ne ricaverebbero.
Le ricadute negative sarebbero solo marginalmente compensate dal ricavo energetico prodotto dall’entrata in funzione dell’opera stessa.
Avere subordinato la protezione della natura e il sacrificio di un territorio ad un utilizzo dell’ambiente contrastante con le finalità di tutela, contraddice in modo palese quanto previsto dall’Art. 11 comma 3 della Legge quadro sulle aree protette 394/91 che recita: “…nei parchi sono vietate le attività e le opere che possono compromettere la salvaguardia del paesaggio e degli ambienti naturali tutelati con particolare riguardo alla flora e alla fauna protette e ai rispettivi habitat” “…in particolare sono vietati (…) il danneggiamento delle specie vegetali…”
In maniera ancora più esplicita l’Art. 9 della Carta costituzionale, nella recente modifica, pone un limite, a nostro parere invalicabile, a eventuali alterazioni territoriali così radicali: “ La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica. Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione. Tutela l’ambiente, la biodiversità e gli ecosistemi, anche nell’interesse delle future generazioni.”
Per quanto riguarda gli aspetti più strettamente ambientali sono stati sottovalutati gli effetti che l’opera potrà avere nei confronti della esigua popolazioni di orso marsicano che sopravvive nell’area del Parco e nelle aree limitrofe ad esso. Dai dati disponibili risulta che alcune femmine di orso frequentino l’area durante le diverse fasi di vita. Interventi di questo tipo rischiano di vanificare gli intensi sforzi e anche le ingenti risorse investite per tentare di salvaguardare la popolazione. Nell’area, peraltro, è segnalata la presenza di un altro mammifero estremamente raro, la lontra, specie di cui si assiste negli ultimi anni ad una lenta e incerta espansione. I lavori all’interno dei bacini lacustri e in quelli fluviali potranno interrompere e compromettere questa lenta espansione.
Seppure i risvolti negativi potranno essere meno drammatici rispetto ai mammiferi citati, sono state sottovalutate le conseguenze che l’intervento potrà avere su alcuni lembi forestali e sulle specie di picidi particolarmente importanti come picchio dorso bianco e il picchio rosso mezzano.
Non meno significativi saranno gli effetti derivanti dallo scotico erboso, che innescherà processi erosivi progressivi e soprattutto comporterà la progressiva espansione di specie non autoctone e probabilmente esotiche.
La Federazione Nazionale Pro Natura nel ribadire il suo dissenso si allinea all’autorevole parere negativo, estremamente puntuale e documentato, espresso dal Parco Nazionale d’Abruzzo Lazio e Molise.