Nell’ambito dei progetti previsti per le prossime Olimpiadi Invernali 2026 “Milano-Cortina” ce n’è uno che non si renderà disponibile per effettuare gare agonistiche, ma che è destinato a restaurare il trampolino di salto “Italia” realizzato per le gare che si tennero in occasione delle Olimpiadi che Cortina d’Ampezzo organizzò nel 1956.
L’operazione di restauro prevede, oltre al servizio di ristorazione l’ipotesi suggestiva di riprodurre l’emozione del salto dal trampolino. Per cui si realizzerà un sistema di funi cui agganciare le persone interessate a provare l’esperienza del salto nel vuoto. Si procederà inoltre alla risistemazione delle tribune in legno, da dove il pubblico potrà assistere a spettacoli musicali che si terranno alla base della pista di atterraggio.
Insomma, spostando il parallelo al nostro trampolino di salto, posso affermare che ci avevo visto giusto e lungo quando un po’ di tempo fa lanciai l’idea di ristrutturare il trampolino di salto “Roma” di Roccaraso per elevarlo a monumento della nostra storia dello sci. Ma non solo, prospettai anche di realizzare alla base della pista di atterraggio un anfiteatro per ospitare manifestazioni musicali, e in caso di manifestazioni sportive, che anche Roccaraso organizza abitualmente, di tenerci le cerimonie e le premiazioni. Certo non immaginai, come stanno facendo a Cortina d’Ampezzo, di predisporre nell’ambito della ristrutturazione del loro trampolino “Italia”, quel sistema di funi che consentirebbe di far provare l’ebrezza del vuoto anche ai nostri turisti.
Come si può intuire, se anche a Roccaraso si addivenisse alla realizzazione di un progetto del genere, sicuramente meno oneroso, non solo si creerebbe una nuova e accattivante attrazione turistica, ma si valorizzerebbe in maniera concreta quella che fu la nostra storia sciistica che ebbe nella disciplina del salto anni di manifestazioni sportive importanti a partire dal 1927, anno in cui l’impianto fu costruito e per altre due volte aggiornato alle norme vigenti.
È interessante portare a conoscenza del lettore che il trampolino di salto di Roccaraso, incastonato interamente nella montagna, è uno dei pochi a tenerci dentro sia la pista di lancio che quella di atterraggio. Ne cito un altro in Italia ed è il “Littorio” di Ponte di Legno.
Ma a che serve, caro Ugo disquisire su queste interessanti iniziative, portate avanti con successo da altri e completamente ignorate per quel che ci riguarda? Mi piacerebbe compiere un miracolo, cioè riportare in vita quei roccolani che insieme ai soci del Gruppo Romano Sciatori si adoperarono per la costruzione del trampolino intitolato alla loro città. Probabilmente loro completerebbero quell’opera per ricordare tempi memorabili e offrire anche ai turisti una occasione particolare di “salto nel vuoto” e di memoria della storia alla quale essi diedero vita.
Ugo Del Castello