Ieri sono andato al cinema per assistere al bel film, campione di incassi, di Riccardo Milani che ha visto tra gli attori, insieme ai due straordinari protagonisti Antonio Albanese e Virginia Raffaele, tante persone del posto il cui ruolo non è stato limitato a quello di semplici comparse. Così come messo in evidenza dal regista già da diversi anni si stanno sopprimendo diversi istituti scolastici e sul nostro territorio questa spoliazione è iniziata molto tempo fa. Com’è noto il taglio delle spese e la crisi demografica, con il calo delle nascite e l’ abbandono delle zone interne, rappresentano le cause principali di questo fenomeno, particolarmente evidente nei piccoli centri.
A prescindere da ciò, le scene del film hanno suscitato in me una certa emozione e, in qualche modo, mi hanno coinvolto personalmente riportandomi con la memoria ai racconti di mia madre la quale ha dedicato tutta la sua vita, conclusasi lo scorso anno, all’ insegnamento. Per oltre quarant’anni ha realizzato ogni giorno il suo sogno che risale a quando era una bambina di Montereale e metteva in fila nel salone di casa le sedie immaginando che fossero scolari ai quali impartire lezioni.
Dopodiché, una volta diventata maestra di scuola elementare, ha iniziato ad insegnare nelle scuole del comprensorio nei pressi del comune d’origine e già qui era un’impresa raggiungere l’edificio nelle cui stanze era stata ricavata una scuola, a volte, con un’unica aula, quasi sempre si trovava davanti ad una multiclasse, con al centro una grande stufa per riscaldare il locale.
Soprattutto d’inverno, accadeva spesso che dovesse camminare nella neve dal punto in cui l’autobus o l’automobile di qualcuno che gli aveva offerto un passaggio erano riusciti a trasportarla, distante qualche chilometro. Così come quando, incinta di me, salutava mio padre fino al posto dove si era potuto spingere con la macchina per ritrovarsi a calpestare la coltre bianca sulle stradine delle viuzze delle frazioni di Ateleta.
O quanto ancora mi raccontava di una sua collega alla quale era stata assegnata una cattedra a Capracotta e questa poverina, provenendo da Sulmona, rimase quasi scioccata perché i fiocchi di neve, caduti in abbondanza, avevano creato dei muri davanti ai portoni delle case costringendo le persone ad uscire dalle finestre.
Poi c’erano anche dei momenti belli, quando si organizzavano le feste da ballo e non sono poche le insegnanti che all’epoca erano venute ad abitare a Castel di Sangro e proprio in queste occasioni hanno incontrato l’uomo della propria vita, così com’è successo tra mia madre e mio padre. Tornando a queste storie posso dire che guardando il film ho avuto l’impressione di aver già conosciuto “un mondo a parte”
Piergiorgio Rocci