La riargonizzazione della rete scolastica sembra essere l’unico obiettivo dei governi che da circa vent’anni pensano di salvare le sorti dell’Italia tagliando sulla scuola.
La sola organizzazione che forma, educa, produce e il cui apparato è linfa per il futuro delle generazioni, è periodicamente sottoposta alla scure dei tagli e delle guerre civili tra paesi, città e quartieri. “Giù le mani dalla scuola” è il grido che deve essere levato a gran voce e che dovrebbe far riflettere chi si occupa di politica scolastica tra ministeri, regioni, province, uffici periferici.
Grandi sono le sofferenze dei piccoli comuni e delle aree interne dove la popolazione scolastica ridotta al lumicino, induce i municipi ad operare scelte di accorpamento seguendo, come pedine, la metamorfosi delle dirigenze scolastiche che, persa la storica fisionomia della organizzazione orizzontale a favore della verticalità degli istituti comprensivi, passano ogni anno dall’uno all’altro per parare l’ equilibrio numerico che consente il permanere di questa o quella dirigenza scolastica e amministrativa.
In poche parole, la scuola dei numeri per ridurre i costi che sono zero rispetto alle incontrollabili emorragie di denaro pubblico utilizzato per finanziare il niente. A Termoli la storia si ripete e gli attuali istituti comprensivi “Bernacchia” e “Schweitzer”, già suole medie autonome, accorpartate negli anni novanta e disaccorpate in tempi più recenti, insieme alla “Brigida” e al Comprensivo “Achille Pace” sono sul ” banco “.
A perdere dovrebbe essere la Schweitzer che però non ci sta. Lo dimostra il comitato spontaneo di docenti e genitori che ha mostrato il proprio disappunto alla proposta di deliberazione che andrà all’esame del Consiglio Regionale il prossimo 4 gennaio.
Che dire? L’unica richiesta che si deve gridare e pretendere a gran voce é che la scuola non si tocchi più e che il Pnrr che avrebbe ispirato il Decreto Interministeriale del giugno scorso, dovrebbe perseguire ben altri obiettivi. I danni sono stati già fatti e la logica anagrafica non deve essere il parametro esclusivo della razionalizzazione scolastica imposta dall’alto per un risparmio di pochi spiccioli. Sulla scuola si investe, non si taglia.
Fernanda Pugliese