Caro Barone Angeloni,
da roccolano attento scrivo questa lettera per dirti che la tua linea ferroviaria, per più di un secolo con il nome Sulmona-Isernia o Carpinone che si voglia, non trova pace o per meglio dire non trova un nome certo.
Un po’ di anni fa uscì fuori dalla penna fantasiosa di un giornalista della rivista Gente Viaggi quello di Transiberiana d’Italia. Si sa, gli italiani molto spesso apprezzano l’erba del vicino e disprezzano la propria o per meglio dire sono esterofili.
Lo stesso nostro compaesano Francesco Sabatini della Crusca ce lo rimprovera ogni giorno per via della lingua. Doveva restare solo un “freddo” paragone, ma nulla più e invece qualcuno o forse più di uno, poco accorti, non riuscendo a individuare un nome diverso dalla Sulmona-Isernia e dimenticandosi a questo punto di caratterizzare ancor più il territorio attraversato dal treno, fece proprio di una encomiabile iniziativa di rivalutazione turistica del treno quello che invece di evocare la distesa dei tuoi Altopiani Maggiori d’Abruzzo inducesse a pensare alla Steppa russa. Una stupidaggine macroscopica.
Poi all’improvviso e non ne conosco l’origine, perdonatemi, poco tempo fa è apparso un altro nome, questo sì di carattere: Ferrovia dei due Parchi. Mi sembrò un ottimo compromesso che inglobò così giustamente ancora una volta l’Abruzzo e il Molise. Ovviamente trattandosi di Parco della Maiella, montagna Madre degli abruzzesi, che la sovrasta, e Parco d’Abruzzo, Molise e Lazio.
Tra i due Parchi passa in mezzo la linea ferroviaria, attraversando la “Terra di Nessuno”, quella che ti diede i natali in Roccaraso e il suo Valico.
In questi giorni è tornata la vaporiera, anzi due, cariche di allegri ed entusiasti viaggiatori. E alcuni di loro che
casualmente ho incontrato per qualche informazione di storia “roccolana” mi hanno espresso tutta la loro perplessità, il disappunto sul nome della tua ferrovia.
Uno o l’altro? Loro sostenevano senza ombra di dubbio il secondo appellativo e io ho concordato senza ombra di dubbio con loro. L’avevo subito apprezzato il nome di Ferrovia dei due Parchi, mi piaceva perché effettivamente descrive in maniera precisa il nostro territorio. Ma che ci dobbiamo fare con la Siberia? Noi siamo Sanniti, semmai Peligni, ma sicuramente non Russi.
So, che la mia polemica sul nome estremamente freddo ha espresso nel passato forti risentimenti poco territoriali e molto esterofili e sono certo, aspetto anche questa volta attacchi e proteste. Ma questa volta c’è di mezzo un alto nome e sono curioso di vedere dove si va a parare.
Io intanto sto con quei viaggiatori che si sono fermati nella terra di nessuno e che vorrebbero che questa Ferrovia evocasse in loro un pezzetto dell’Italia invece che un territorio che non gli appartiene, che non ci appartiene e che non può, non deve caratterizzarci nella maniera più maldestra.
Certo, caro Onorevole, mi piacerebbe conoscere a questo punto il suo “autorevole” parere. Mi scriva, l’aspetto con ansia.
Ugo Del Castello