Una visone biocentrica del mondo è sempre più necessaria per riequilibrare questo nostro pianeta sempre più alla deriva umana. La rapacità nei confronti della Terra è il segno distintivo in negativo dei nostri tempi in cui rispetto e compassione sembrano ormai relegate in fondo alla coscienza del mondo che però da qualche parte deve pur custodire un cuore! E’ necessario ritrovare il suo battito e mettersi in ascolto della vita, di tutta la vita da quella degli uomini, a quella degli animali, delle piante, dell’acqua, delle rocce, di tutte quelle meraviglie ancora possibili che chiedono salvezza. Il racconto che segue vuol essere una piccola riflessione che ci indica la via dell’armonia e della sintonia con il Creato.
La bocca di leone resilente
All’angolo di un palazzo che dava su un parcheggio interno, cresceva con forza, bellezza e felice esistenza una pianta di bocca di leone. L’ aveva vista casualmente un giorno che aveva attraversato questo parcheggio che l’avrebbe portata con più immediatezza sulla strada. Era sorprendente il rigoglio e la fioritura nei toni sfumati del rosa e del giallo acceso dei fiori accompagnata dal verde delle piccole foglie. Un sole esagerato scaldava il giorno, ma questa pianta resilente e fantastica pareva non soffrirne più di tanto. Luisa si bloccò davanti a tanta bellezza profusa in un posto così cementificato e si chiedeva come poteva quella bocca di leone crescere, vivere e addirittura fiorire, bellissima e altera alla faccia del destino che aveva deciso di farla attecchire nel cemento, all’angolo di un palazzo, nei pressi di una saracinesca.
Quella minima creatura vegetale meritava curanza a tutto spiano non per altro per il fantastico coraggio di adempiere al suo dono di vita, fiorire anche in condizioni di assoluto disagio e mancanze. Dove erano le sue radici? Alle prese quotidiane per cercare piccoli granelli di terra e in essa un minimo nutrimento. Decise di aiutare questa pianta, cambiò la rotta del suo percorso, si recò in un bar vicino per comprare una bottiglia d’acqua- lo aveva fatto già altre volte, per altre piante- per abbeverare questa piantina magnifica che cresceva verticale e in più rami tutti fioriti.
Vi versò tutto il contenuto e così fece per altre volte, quando raggiungeva questo luogo cittadino. La bocca di leone rimase in fiore per giorni e mesi sfidando la calura di quell’estate e ancora quando l’estate si era stemperata nell’autunno. Non era più così bella, i suoi fiori erano caduti lasciando il posto ai semi. Chissà cosa aveva spinto una mano malefica a troncarla di netto, qual era il fastidio che quella pianta discreta, decorativa e gioiosa poteva dare al proprietario di quel garage, non riusciva a capacitarsi di tanta barbarie. Tagliata da dove faticosamente ma con successo sbucava dal cemento. Ora guardava questo posto vuoto lasciato dalla bocca di leone di cui rimaneva un misero peduncolo e pensava alle piccole spietatezze di cui si è capaci.
( da Il linguaggio perduto degli oggetti, racconti, Homo scrivens)
Se la magnificente bellezza dei leoni ha ispirato il nome di questa pianta, questi sono ormai in via di estinzione. Negli ultimi decenni la popolazione dei leoni è passata da 200.000 a circa 20.00 con un considerevole e allarmante crollo del novanta per cento. Perdita di habitat, commercio e caccia illegali, pressione antropica, le principali cause che hanno già determinato l’estinzione in 26 paesi dell’Africa
Dal libro di Maria Stella Rossi “Il linguaggio perduto degli oggetti, racconti, Homo scrivens”