Paese di nascita di Benedetto Croce, Pescasseroli già “ Pesculum Asseroli” dall’etonimo “Péšk “ che significa roccia, e “seruli” da serrare, chiudere, è al centro del Parco Nazionale Abruzzo, Lazio, Molise di cui è Ente gestore. Circa 2.200 abitanti e 1.167 metri di altezza è nota per essere punto di partenza del Tratturo Regio che, dal ponte di Santa Venere, passando per il Molise e la Campania si congiunge con Candela nella provincia di Foggia.
Duecentoundici chilometri che a Sepino incociano il Municipio Romano, e poi nel tratto campano nella provincia di Benevento, le cappelle di San Martino a San Marco dei Cavoti e di San Pietro in località Circello. Insomma un percorso lungo quello dei pastori transumanti, che nei loro spostamenti si sono fatti portatori di usanze e tradizioni, unendo paesi e comunità. Dal massiccio del Matese al sub Appennino Dauno ai margini del tavoliere delle Puglie, andata e ritorno, con scansioni temporali ben precise a cui oggi si sono aggiunti percorsi naturalistici alternativi.
Sul tratturo ci sono Guardiaregia, oasi del WWF e poi Campochiaro tra boschi, torrenti e cascate. Le cascate di San Nicole, il Santuario di Ercole, di San Pietro dei Cantoni, la necropoli medievale, Civita di Boiano e Roccamandolfi.
Un’ idea dei diversi percorsi consigliati ai visitatori, che coniugano la bellezza del paesaggio con la storia dei luoghi. Risalendo il tracciato, di ritorno dalla Puglia, i pastori avrebbero portato a Pescasseroli tra tante usanze, quella del consumo dei ceci.
Un legume di coltivazione Medio Orientale e dell’area del Bacino del Mediterraneo, che presto ha conquistato il gusto e i palati sopraffini anche per le combinazioni in cucina come piatto principale e non solo.
Qui, infatti, i ceci sono diventati il simbolo di un evento importante assumendo la caratteristica di specialità delle spose, che ha dato vita ad un mestiere vero e proprio, quello delle ceciare. La tradizione ripresa a fini turistici alcuni anni fa, si rinnova il 12 agosto di ogni anno.
L’ultima edizione, prima della sospensione causata dalla pandemia, è stata quella 2019. La manifestazione è stata organizzata con un fitto programma al centro storico a cura dell’associazione culturale Commercianti.
La preparazione e le fasi della cottura dei ceci in compagnia delle “ceciare” e dei loro canti, sono stati molto seguiti così come la coreografica sfilata di antichi abiti da sposa indossati dalle giovani del luogo e naturalmente la degustazione dei ceci già pronti.
Ci raccontano che “ a Pescasseroli in occasione di un matrimonio, si preparano, in eguali ma distinte quantità, per lo sposo e per la sposa come augurio di fertilità alla coppia. La preparazione ha inizio circa due mesi prima delle nozze. I futuri sposi vanno alla cava di Opi per prendere la rena bianca che, setacciata, viene posta in un luogo asciutto e chiuso per farla asciugare. Quando è pronta inizia la vera preparazione che consta di cinque fasi. Nella prima, in grandi pentoloni di rame, detti “cuttrell” si mette a bollire l’acqua con spighe di rosmarino, succo di limone, arancia e foglie di alloro. Quando l’acqua bolle e il profumo si sprigiona nell’aria, si tolgono i pentoloni dal fuoco e si lascia raffreddare. La sera, è questa la seconda fase, vi si mettono in ammollo i ceci recitando per tre volte il Credo, sia per devozione che per scandire il tempo necessario al mescolamento. La terza fase inizia il mattino seguente. I ceci vengono tolti dall’acqua e messi a scolare coperti da tovaglie per evitare di farli seccare. Una volta scolati si dà inizio alla vera e propria cottura, la quarta fase.
Le “cuttrell” vengono messe sui fornelli e il loro fondo viene riempito con la giusta quantità di sabbia. Viene acceso il fuoco e quando la sabbia inizia a colorarsi, si aggiungono ad essa le bucce d’arancia, le foglie d’alloro e un po’ di ceci e si inizia a girare lentamente. Quando i ceci cominciano a scoppiettare, vengono rovesciati su un setaccio per eliminare la sabbia. I ceci così raccolti vengono disposti su una spianatoia, dove un gruppo di donne tra canti e varie, sceglie i migliori che vengono di poi versati su un telo appoggiato sopra un lenzuolo e imbevuti con un misto di liquori aromatici, con l’aggiunta di vanillina, stecche di cannella spezzettata e semi di anice.
La quinta ed ultima fase è compiuta. Solo a questo punto intervengono gli sposi, spetta a loro il compito di gettare sui ceci confetti classici e confetti cannellini, come augurio di fertilità e ricchezza”.
Nella prima decade del Novecento, tornato a Pescasseroli dopo tanti anni trascorsi a Napoli, Benedetto Croce che aveva di questo paese i ricordi di bambino ma anche tantissime informazioni ricevute da sua madre, pronunciò un discorso dedicato al suo paese, proprio dal balcone della casa dove era nato.
Questa casa è oggi un museo, il Museo Palazzo Sipari, punto di riferimento culturale del territorio, vi è la biblioteca privata di Erminio Sipari, cugino di Croce anch’egli deputato dalla XXIV fino alla XXVII legislatura, fondatore e primo presidente del Parco Nazionale dal 1923 al 1933. A Benedetto Croce, filosofo, saggista, scrittore, ministro dell’Istruzione e senatore, è stato intitolato un premio di cultura fortemente voluto dalle amministrazioni comunali che si sono susseguite. Nel volume sulla Storia del Regno di Napoli uscita a puntate ne “ La critica”, dal 1923 al 1924, e pubblicata in volume nel 1925, Croce introduce una monografia su Pescasseroli e l’altra su Monterodomo paese di origine di suo padre. “Le monografie di storia locale- scrive– sono la rappresentazione più personale e familiare del legame d’affetto che mi stringe alle fortume di queste regioni e che i lettori sentiranno in tutto il volume e giudicheranno, spero, affetto non cieco”.
Dal 2005 ad oggi il premio Croce, si è valorizzato tantissimo e viene assegnato a fine luglio. Ha interessato ed interessa giornalisti, scrittori, personalità del mondo culturale ed editoriale, richiamando il meglio della saggistica e della narrativa e seguito da tre giurie prestigiose.
La prima è presieduta da Dacia Maraini, Luca Serianni , Francesco Sabatini ed altri grandi nomi del panorama culturale italiano, affiancate da giurie popolari, dalle scuole dei comuni e città circostanti, fino a Candela, il paese tappa del Tratturo Regio.
Cultura e tradizione insieme e a braccetto, in un viaggio unico per la bellezza dei luoghi, per le tradizioni, per i fermenti culturali della grande storia nei piccoli paesi.
Un visita alla chiesa di San Pietro e Paolo dove si trova la famosa Madonna dell’Incoronata nera. Una statua in legno con un globo nella mano destra e il Bambino a sinistra, di linea bizantina e che ha meritato l’indulgenza plenaria ai visitatori del tempo da papa Eugenio IV tra il 1300 e il ‘400. Chi recita preghiere, chi declama versi ricordando le scene di vecchi film qui girati; chi legge pagine di storia e letteratura, chi molto semplicemente, canticchiando le strofe della canzone di Sergio Bruni, “ Dondolì Dondolà”, come abbiamo avuto modo di ascoltare, prepara i ceci della sposa.
Confezionati in eleganti sacchetti sono in vendita nei negozi e molto apprezzati dai visitatori e dai turisti attratti anche dal Museo Naturalistico ed Etnografico e dagli immensi viali delle faggete, dichiarate dall’Unesco patrimonio dell’Umanità. Tra una colazione di montagna, un sorso di ratafià o di genziana, un assaggio di agnello al cottaro, una pietanza di patate maritate.
Quest’ultima è una locale ricetta tipica, ripropone un antico piatto povero dei pastori. Mollica di pane sbriciolato, prezzemolo, uno spicchio d’aglio. Il tutto ben mischiato e aggiunto alle patate del Fucino, tagliate a fette sottili, poste su una teglia da forno, alternate a strati con pecorino grattugiato e cubetti di scamorza, ricoperte e irrorate con un filo d’olio e infornate.”
Crosta croccante e cuore filante” abbiamo letto qua e là. Il risultato, autentica bontà.
Fernanda Pugliese