Per il secondo anno consecutivo, solo funzioni civili e celebrazioni religiose ridotte al minimo. Un ventitré aprile con pochi cerimoniali in Italia, nel mondo e nei nostri piccoli comuni, mentre partono sul web le iniziative dedicate alla festa del libro che l’Unesco ha proclamato per questa data dal 1996, collegando il libro al diritto d’autore.
Forse non è un caso che tale scelta sia stata fatta coincidere con la ricorrenza di San Giorgio dato che la stessa festa del libro nata in Spagna nel 1926, sia stata spostata da Alfonso XIII nel giorno del culto del Santo più famoso della Catalogna e non solo. Patrono di molte città, di Stati come l’Inghilterra, dove il culto fu imposto da Riccardo Cuor di Leone di ritorno dalla terra Santa e dove Edoardo III fondò nel 1348, l’ordine di San Giorgio o della giarrettiera.
Patrono di Malta, del Portogallo, della Grecia di Lituania e Russia , co-patrono di Venezia, patrono di Genova. Centodieci paesi e città in Italia sono a lui consacrate o recano il suo nome. In Molise è patrono del capoluogo regionale Campobasso, di Mirabello Sannitico, di Petrella Tifernina, Tavenna, Montecilfone e poi Chiauci e Scapoli nella provincia di Isernia.
A Scapoli come a Montecilfone, due statue lignee sono state attribuite a Paolo Saverio Di Zinno che nel 1770 circa, raffigurava il martire Giorgio con il volto molto giovanile ed espressivo e con la vigoria dell’ infilzare il drago con la possente spada. Rispecchia l’ allegoria della freschezza della religione cristiana rispetto al paganesimo rappresentato dal drago. Nato a Lidda in Cappadocia fu vittima dell’imperatore Diocleziano, sovrano assolutistico e teocratico che avendo accettato la pratica del cristianesimo nella pima fase del suo regno, emanò, poco dopo, un editto che ne ordinava la distruzione e la persecuzione.
Dalla leggenda aurea di Jacopo da Varazze un paesino nei pressi di Genova, se ne apprende la storia e si spiega come Genova anche nella vita economica della città, si sia vocata al suo nome, sin dai tempi della repubblica marinara.
“Castrui Sancti Giorgi” è chiamato il tempio italico a Castiglione Messer Raimondo, e a Treglio il quartiere di San Giorgio a Cragnaleto in provincia di Teramo richiama la storia del Verde Giorgio e della Madonna dell’Odigitria collegate ai culti delle comunità slave e albanesi insediate in Abruzzo tra quattrocento e cinquecento. Il verde Giorgio dei paesi dell’Est è ricordato nei canti popolari. “Verde Giorgio noi ti portiamo/ verde Giorgio accompagniamo/ ci procede nella biada …” manifestazione dei culti agresti di primavera come le carrese di San Giorgio che si corre a Chieuti in Puglia, in onore del Santo. Tradizioni e ricorrenze sospese che però non ne affievolisco la memoria.
Dagli aneddoti della nostra storia locale appendiamo che a Mirabello Sannitico la devozione a San Giorgio sia legata al miracolo della trasformazione dei filari di un vigna nei pressi del paese, in soldati, e che a Chiauci, nella casa museo, l’artista Antonio Mascia sia l’autore di una scultura in rame, dove compare una delle allegorie più singolari: il Santo, il drago e la principessa. La giovane fanciulla che si offre ad immolarsi per salvare le altre dal famelico mostro che si nutriva di vergini, immaginata come la stessa moglie di Diocleziano che non avendo abiurato il cristianesimo, legò la sua vicenda umana all’immagine eroica del Santo.
Tra i monumenti spicca in Molise la statua di San Giorgio a cavallo fortemente voluta da mons. Di Filippo nel 1998 per la città di Campobasso. Ma era stato il vescovo Celestino Bruno nel 1660, ad introdurne il culto con una specifica bolla, culto che sarebbe stato propagato tra il V e VI secolo con l’arrivo dei monaci basiliani e poi continuato dai Normanni . Risale al 1211 la costruzione della chiesa di San Giorgio a Petrella Tifernina, voluta dal magister Epidius. Un edificio sacro dove sono straordinariamente rappresenti tutti gli elementi della simbologia cistiano / pagana, incisi nella pietra. Dalle croci di diversa fatture assunte poi dagli ordini religiosi, in modo particolare la croce giovannita o coda di rondine, o croce di Rodi, o di Malta, dei cavalieri templari.
A parte i mascheroni dei capitelli e le sirene come la melusina nella posizione bifida, ciò che unisce la simbologia del culto di San Giorgio in Molise a quella di del culto di San Jordì a Barcellona, si trova proprio qui, a Petrella Tifernina. La rosa a otto petali, con tutta la sua carica di valori simbolici diffusi nell’architettura antica e medievale. L’otto dell’infinito, della vita, di quanto scorre nelle vene. La valenza, in ambito cristiano, del colore rosso ricorda la suggestiva trasformazione in rose, del sangue fuoriuscito dalla bocca del drago, nel momento in cui San Giorgio, infilzata la spada nella gola, salva la principessa.
E il 23 aprile, meravigliosi seri di rose rosse rivestono in una scenografia da favola, tutti i balconi e la facciata di palazzo Guel a Barcellona, edificato dal genio di Gaudì che ha voluto rappresentare nel monumentale edificio, il drago, la spada e tutti gli elementi raccontati nella leggenda. Ed è qui che ogni ventitré di aprile, giornata dedicata al Santo, si celebra la festa degli innamorati e i doni scambiati sono libri e rose.
Fernanda Pugliese